Certe abitudini non cambiano, nemmeno se hai vinto la maglia iridata. Perché dopotutto a Tadej Pogacar le baguette piacciono tanto quanto prima, per cui perché non dovrebbe fare un pit-stop in una boulangerie francese o monegasca e acquistarne una prima di tornare a casa? O meglio ancora, prenderla dalla tasca sul retro della maglia e addentarla mentre sta ancora pedalando, come aveva mostrato in un video nell’estate del 2023.
tadej pogacar baguette tasca abbigliamento ciclismo
Questa volta invece è Urska a riprenderlo, scrivendo “Alcune cose non cambiano mai“, e dando ai tifosi un motivo in più per ammirarlo. Perché se bisognasse dare una sola motivazione per cui Pogacar è così amato, si parlerebbe sicuramente della sua umanità.
Mai una parola fuori posto, né contro gli avversari né contro il famoso “ragazzo delle patatine” che al Tour de France gliele aveva lanciate addosso. Sempre un sorriso per tutti, una foto o un gadget. Quando esce dal pullman prima di una corsa, infatti, ha sempre almeno qualche cappellino da distribuire ai più piccoli. In gara, invece, anche quando è a tutta vede – grazie alla lucidità che lo contraddistingue – i bambini a bordo strada, così gli regala la borraccia. E poi appena vince si fa spazio tra giornalisti e fotografi e va di corsa a cercare Urska, che ringrazia sempre immensamente e che, come ha detto in una vide-intervista alla Gazzetta dello Sport, sarebbe una delle tre cose che porterebbe su un’isola deserta.
È il caso di confermarlo. Chiunque stia vivendo in quest’era del ciclismo deve considerarsi fortunato di poter assistere alle imprese sportive e umane di Tadej Pogacar.
dabicisport
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Questa volta invece è Urska a riprenderlo, scrivendo “Alcune cose non cambiano mai“, e dando ai tifosi un motivo in più per ammirarlo. Perché se bisognasse dare una sola motivazione per cui Pogacar è così amato, si parlerebbe sicuramente della sua umanità.
Mai una parola fuori posto, né contro gli avversari né contro il famoso “ragazzo delle patatine” che al Tour de France gliele aveva lanciate addosso. Sempre un sorriso per tutti, una foto o un gadget. Quando esce dal pullman prima di una corsa, infatti, ha sempre almeno qualche cappellino da distribuire ai più piccoli. In gara, invece, anche quando è a tutta vede – grazie alla lucidità che lo contraddistingue – i bambini a bordo strada, così gli regala la borraccia. E poi appena vince si fa spazio tra giornalisti e fotografi e va di corsa a cercare Urska, che ringrazia sempre immensamente e che, come ha detto in una vide-intervista alla Gazzetta dello Sport, sarebbe una delle tre cose che porterebbe su un’isola deserta.
È il caso di confermarlo. Chiunque stia vivendo in quest’era del ciclismo deve considerarsi fortunato di poter assistere alle imprese sportive e umane di Tadej Pogacar.
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